“Dottoressa, ma la frutta sì o no dopo i pasti?”

Questa è una delle domande che viene posta molto spesso a noi nutrizionisti e che scaturisce dalla totale disinformazione circa questo argomento.

C’è chi dice che la frutta fermenta, chi dice che è troppo zuccherina e chi la associa ad una più difficile perdita di peso.

Dove sta la verità?

Ormai è ben noto quali siano le proprietà della frutta. La letteratura scientifica è piena di studi che confermano gli effetti benefici dati dal suo regolare consumo: favorire il transito intestinale grazie alle fibre solubili, fornire antiossidanti, sali minerali, vitamine, acqua, aumentare il senso di sazietà e prevenire le principali patologie metaboliche.

In particolare, le linee guida dettate dall’OMS e dalla società Italiana di Nutrizione Umana (SINU) suggeriscono di consumare almeno 2-3 porzioni di frutta al giorno, con la raccomandazione di variare anche i colori, perché ogni colore è associato alla presenza di una particolare sostanza benefica.

Al contrario, però, tutta questa chiarezza non traspare sul momento migliore in cui assumerla, perché ci sono opinioni discordanti.

Sono in molti a sostenere l’ipotesi secondo cui la frutta dopo i pasti possa fermentare nello stomaco, ma in realtà si può smentire tutto questo, in quanto il PH acido dello stomaco non consentirebbe la formazione di
batteri in grado di innescare processi fermentativi e, inoltre, se è vero che le fibre rallentano lo svuotamento gastrico è altresì vero che il tempo ulteriore non è abbastanza lungo da far fermentare la frutta.

Quello che in realtà potrebbe innescarsi avviene a livello intestinale, quindi non a livello gastrico, ed è la sensazione di gonfiore dovuta alla presenza notevole in alcuni tipi di frutta, come la mela, dei cosiddetti Fodmap.

Questo termine indica un gruppo di zuccheri, tra cui il fruttosio, che non vengono assorbiti a livello intestinale, sono osmoticamente attivi e perciò richiamano acqua nel lume intestinale e fermentano causando la formazione di gas.

Attenzione però, questo si verifica in coloro che hanno un’elevata
suscettibilità intestinale e che soffrono di disturbi come disbiosi, sindrome dell’intestino irritabile o meteorismo perché.

Se si escludono queste condizioni, infatti, non si riscontrano fastidi ingerendo la frutta a fine pasto e non ci sono studi scientifici o linee guida che diano motivi validi per doverla mangiare lontano dai pasti.

Quindi, in assenza di problemi intestinali, si può consumare frutta dopo i pasti e questo comporta anche dei benefici, come un miglior assorbimento di ferro grazie alla presenza di vitamina C particolarmente presente in alcuni
frutti (kiwi, fragole, agrumi) e un più lento rilascio degli zuccheri nel sangue.

Di conseguenza, possiamo anche smentire l’ipotesi secondo la quale assumere frutta a digiuno sia un’abitudine più corretta rispetto
all’assunzione post-prandiale perché, ad esempio, nei soggetti in sovrappeso o con insulino-resistenza il repentino rilascio di zuccheri in circolo potrebbe ostacolare la perdita di peso.

È per questo motivo che, quando stilo i piani alimentari e consiglio la frutta come spuntino, associo ad essa anche una fonte proteica o della frutta secca o dei semi oleosi.

In conclusione, possiamo affermare che non c’è un momento migliore rispetto ad un altro per consumare la frutta, ma dipende dalla situazione e varia da caso a caso.

Quindi, non c’è una risposta univoca che possa andar bene per chiunque, perché in ambito alimentare tutto deve essere personalizzato in base al paziente che abbiamo di fronte e alla sua anamnesi fisiologica ed eventualmente patologica.

Quello che è certo è l’effetto benefico dato dall’assunzione di frutta in una dieta varia e equilibrata.

Dott.ssa Biologa Nutrizionista Vincenza Oliveto